Le opere di Laurette Bono hanno come principale protagonista il vetro, sostanza intrinsecamente contraddittoria poiché resa forte dal fuoco e dalla sabbia che l’hanno creata, ma altresì spiazzante per la sua effettiva fragilità che la rende facilmente distruggibile.
Tenendo conto che ogni artista seleziona i materiali delle proprie creazioni frugando all’interno della propria anima, così Laurette si identifica nel vetro, specchio di quell’antitesi tra fragilità e forza, tra dubbio e fiducia con le quali si deve scendere a compromessi nell’affrontare la vita e le verità.
Ripercorrendo le parole dello scrittore Stefano Garzaro, che presenterà la mostra in occasione dell’inaugurazione: “il vetro non sa leggere il futuro; quando è spezzato, abbandonato nella discarica si sente inghiottito dal nulla”, Laurette Bono, invece, recuperando i frammenti e gli scarti, “legge in quei resti immagini da riportare in vita”, “soffia al suo interno un’anima nuova che genera un’opera inattesa”. È così che il vetro è capace di rinascere all’infinito ma “incapace di riconoscenza, ancora una volta cercherà di mordere la mano che lo libera”.